Man begann über die Anziehungskraft nostalgischer Fortbewegungsmittel nachzudenken, darüber wie schlicht und elegant die 1950er Jahre waren. Die drei versuchten vorerst einige Prototypen zu fertigen, diese jedoch sprachen sie nicht an, also wurde erst das nach mindestens zehn gescheiterten Versuchen hergestellte Fahrrad für einwandfrei empfunden. Das besondere war das schlichte und charmante Design des 50er Jahre Rades kombiniert mit den modernen Techniken der heutigen Zeit. Nicht eben diese, wie man meinen sollte, moderne Technik macht ihre Fahrräder besonders, sondern das Prinzip „back to basic“. Das Fahrrad in seinem Ursprung, nackt und von allem unwichtigen Schnick-Schnack befreit. Der Preis schreckt da manche sicher vorher erst mal etwas ab, denn wer braucht einen Drahtesel für über 500 Euro?
Dahinter steckt ein bisschen Marketingstrategie und es soll die Einzigartigkeit bewahren. Da ihre Hauptabnehmerschaft aus Architekten, Designer und anderen gutverdienenden Schichten kommt, sollen diese sich etwas abgehoben vom gewöhnlichen Volke und mit einem Hauch italienischer Eleganz fortbewegen.
Das Sortiment an Fahrrädern ABICI´s besteht außerdem hauptsächlich aus Statdrädern, somit zählen die Großstädte Tokio, Mailand, London und viele weitere Weltmetropolen zu ihren Exportzielen. Der Retro-style setzt sich durch, zwar in Italien selbst etwas hinkend, jedoch der internationale Markt zeigt großes Interesse an der frischen Idee der drei Freunde. Es war auch nie ihr Ziel in Massenproduktion zu produzieren, sondern die handgefertigten „Made in Italy“ Einzelstücke hervorzuheben. Ihre Produktionsstätte in Viadana (Mn) vermittelt einem dies noch genauer. Showroom, Büro und Werkstatt mit nicht mehr als einem Monteur. Dieser schraubt die Fahrräder noch in liebevoller Handarbeit mit vorwiegend aus Italien stammenden, qualitativ hochwertigen Teilen zusammen. Man könnte auch meinen, dass die drei Herren vom Überfluss der heutigen Zeit genug hätten, die Einzigartigkeit rückt in den Mittelpunkt.
Dies führt zur nächsten Strategie, dem Design. Auf die Farbe legt man besonders viel Wert, denn der „Touch“ der 50er soll auch da nicht verloren gehen. Die Entwickler gingen deshalb mit einigen Farbmustern zu alten Vespas und Oldtimern um die perfekte klassische Farbe für ihre Fahrräder zu finden. Dazu kommt noch die altmodische Form, moderne Bremsen, bei einigen Modellen auch Gangschaltung und das wars. Bis auf das Logo kommt nichts drauf um es schließlich nicht zu verunstalten. Das Logo soll auch seinen Marketingzweck erfüllen, deshalb erinnert es an die zwei Räder eines Fahrrades. Stichwort Marketing, diese Fahrräder sind fast ausschließlich in Mode- und Designergeschäfte auffindbar. Diesen schlau durchdachten Gag haben sie ihrer Zielgruppe angepasst und sie haben damit Erfolg.
Meiner Meinung nach sollten sie diese Linie auch weiterhin beibehalten, denn genau so bleiben sie das Original und keiner kann sie durch Plagiate oder sonstige Konkurrenzversuche von ihrer Position verdrängen.
So wie ein Ferrari sollte auch ein ABICI das Statussymbol einiger weniger bleiben. Das „nackte“ Fahrrad, so gefällt mir die Idee, auch weil ich die Kabel und unnötigen Anhängsel am Fahrrad satt bin. Auffallen um jeden Preis auch ohne übertreiben so stelle ich mir das ABICI Rad vor. Die Eindrücke dieses Betriebes haben mir zusätzlich bewiesen wie die einfachsten Dinge besonders begeistern können.
Es ist zwar sehr schade, dass ich mir so ein Fahrrad nicht leisten werde, auch da es in den Bergen etwas unpraktisch wäre, aber wer weiß was die Zukunft noch bringt. Wie aus einer kleinen geselligen Runde ein Verkaufsschlager werden kann ist für mich immer noch das Beeindruckendste des ganzen ABICI Phänomens.
Thomas Sarto
Der Text nun in italienischer Sprache
ABICI, l’impresa un po‘diversa
I tre fondatori dell’impresa ABICI, - Giuseppe Marcheselli, Stefano Seletti e Cristiano Gozzi - ci dimostrano come da una semplice idea può nascere un’impresa da successo. Tutto il concetto infatti è nato tra amici davanti a una bottiglia di vino, ma ciò che era iniziato come hobby, si è trasformato in un secondo reddito (Nebeneinkommen), visto che tutti loro hanno proseguito lo stesso la loro professione.
L’idea è nata ricordando i veicoli nostalgici degli anni 50, di quanto fossero semplici ed eleganti e inizialmente i tre hanno cercato di costruire diversi modelli, che però non piacevano.
Appena dopo dieci tentativi falliti hanno trovato la bici giusta: il segreto era il piacevole design retrò della bici combinato con la tecnica dei giorni nostri all’insegna del motto: “back to basic”. La bici nuda, nella sua forma originaria senza gli accessori spesso superflui.
Il prezzo sicuramente potrebbe spaventare qualcuno, perché chi ha bisogno di una bici da 500€?
Ci troviamo però di fronte a una strategia di marketing e in questo modo viene assicurata l’unicità del prodotto. I principali acquirenti sono architetti, designer e persone benestanti che vogliono distinguersi dalla gente normale e muoversi con una certa eleganza all`italiana.
L`assortimento consiste soprattutto in bici da città, perciò loro puntano al mercato delle grandi metropoli come Tokio, Milano, Londra e tante altre. E se il “retro style” sembra piacere meno agli italiani, il mercato internazionale mostra invece grande interesse per l`idea dei tre amici.
La produzione di massa non è mai stata un loro obiettivo, bensì la valorizzazione dei pezzi artigianali made in Italy. Questo si percepisce ancora di più nella loro officina: un solo dipendente nello showroom e nell`ufficio che monta con amore i pezzi di eccellente fattura e prodotti rigorosamente in Italia.
Un’altra importante strategia è il design: innanzi tutto il colore, che è molto importante, perché non va mai perso di vista il tocco degli anni Cinquanta. Per trovare il colore classico perfetto per le loro bici, gli inventori hanno confrontato infatti le vecchie vespe e macchine d`epoca. Poi va aggiunta la forma antica, i freni moderni e per alcuni modelli anche il cambio e basta. Non viene aggiunto nient`altro eccetto il logo che, per motivi di marketing, ricorda le due ruote della bici. L’importanza del Marketing appunto, perché queste bici si trovano esclusivamente in negozi di design e moda e il loro successo è basato su una trovata ingegnosa, perfetta per il tipo di clientela a cui si rivolgono.
Secondo me dovrebbero continuare su questa linea, perché cosi rimangono originali e la concorrenza non può minare il loro successo con eventuali copie.
Così come la Ferrari anche l’ ABICI dovrebbe rimanere uno status symbol riservato a pochi: la bici “nuda”, sì, l’idea mi piace, anche perché sono stanco di cavi e accessori inutili sulla bici. Apparire a ogni costo, ma senza esagerare, così la vedo io la bici ABICI.
Peccato che non riuscirò a permettermi una bici cosi, anche perché in montagna sarebbe scomoda, ma chissà cosa ci riserva il futuro.La visita all’impresa mi ha mostrato come spesso le cose semplici riescono a dare emozioni, ma ciò che mi ha più colpito è come una semplice chiacchierata tra amici si sia trasformata in un vero successo di mercato.
Thomas Sarto